L’idea era partita dai ministri Mussi e Fioroni: attribuire ai “maturati” con il massimo dei voti 25 punti (sui 100 totali) di vantaggio ai test d’ammissione per l’università con corsi a numero chiuso. Di anno in anno i punti assegnati sono scesi a 10 ma il “bonus” continua a slittare e non sarà operativo neanche per l’inizio del prossimo anno accademico.
Il bonus va soltanto agli studenti che abbiano avuto negli ultimi tre anni una media del 7 e alla maturità almeno 8/10. Per di più nelle materie più attinenti alla facoltà scelta è necessaria almeno la media dell’8. Insomma, un percorso netto che restringe la cerchia dei premiati cui poi si è aggiunto anche il ridimensionamento del premio stesso.
L’abbassamento a 10 punti è stato introdotto in una delle numerose proroghe che dal 2007 ritardano l’avvio della nuova misura, dal momento che gli atenei, soprattutto le facoltà di medicina, temevano uno squilibrio eccessivo per gli studenti.
Un decreto del governo del 25 marzo scorso stabilisce questa volta come data di partenza per l’applicazione del bonus il 31 dicembre di quest’anno, prorogando così l’entrata in vigore prima fissata al 31 marzo. Nemmeno a settembre, dunque, ci saranno premi al merito per gli studenti che hanno conseguito i voti migliori alla maturità.
Il ministero dell’Istruzione, che ha anche previsto modifiche ai test d’accesso, fa sapere che c’è ancora da risolvere il problema degli studenti non italiani che dimorando nel nostro Paese chiedono di accedere ai test. Per di più, ci si pone il problema di una procedura di certificazione unica dei voti ottenuti dagli studenti.
Per sciogliere questi nodi è al lavoro un’apposita commissione ministeriale. La speranza ora è che non ci siano né ulteriori proroghe né ulteriori “annacquamenti” del peso del cosiddetto “bonus maturità”. Altrimenti anche quest’iniziativa si rivelerà l’ennesima “novità non novità” all’italiana.