Ancora un episodio di concorsi a cattedra negli atenei decisi a tavolino. E ancora una volta il presunto scandalo prende le mosse dal capoluogo pugliese estendendosi a vari atenei del Paese. Sotto i riflettori le selezioni per docenti di prima e seconda fascia in materie legate al diritto. A partire dal 2006, secondo la procura di Bari, un’associazione per delinquere decideva in anticipo i nomi dei vincitori di concorso per professore ordinario o associato in dritto costituzionale, diritto ecclesiastico e diritto pubblico applicato.
Corruzione, falso e abusi d’ufficio è l’ipotesi di reato che i pm Renato Nitti e Francesca Romana Pirrelli attribuiscono ai 22 docenti di undici facoltà italiane che i sarebbero resi protagonisti della “combine”. La Guardia di Finanza di Bari ha chiesto di estendere le verifiche anche in altre città universitarie, presso uffici degli atenei e studi professionali di docenti di Milano, Bari, Roma, Napoli, Bologna, Firenze, Piacenza, Macerata, Messina, Reggio Calabria e Teramo.
In pratica, spiegano gli inquirenti, attraverso accordi e scambi di favori ricercatori e docenti coinvolti avrebbero controllato l’esito dei concorsi per le docenze. Il capoluogo pugliese non è nuovo a indagini di questo tipo: già nel 2004 cinque docenti di cardiologia erano stati tratti in arresto con l’accusa di aver truccato concorsi non soltanto a livello locale ma anche a Firenze e Pisa. In attesa del pronunciamento del giudice per l’udienza preliminare però, la prescrizione ha già fatto decadere alcune accuse e altri capi d’accusa saranno presto prescritti anch’essi.
L’ateneo barese è anche al centro di un altro procedimento penale – anche questo avviato su impulso del pm Francesca Romana Pirrelli – che vede imputate 32 persone per la presunta compravendita di tesi di laurea ed esami. L’università è costituita parte civile contro docenti, bidelli, studenti e genitori coinvolti. Dopo la prima udienza del 12 gennaio scorso il processo riprenderà il prossimo 6 maggio con le prime testimonianze.
Purtroppo TUTTI SANNO: lo Stato, gli inquirenti ecc. ma NESSUNO fa NULLA… Ormai i concorsi pubblici pilotati sono diventati un COSTUME italiano e, proprio in quanto “costume”, non si modifica nulla, anzi, si SALVAGUARDA questa “tipicità”… un po’ come fanno le comunità che vogliono conservare i loro tratti specifici al cospetto della globalizzazione. Un CONCORSO UNIVERSITARIO truccato? E che vuoi che sia! Siamo in Italia! Funziona così…! Questo è quello che rispondono i raccomandati/privilegiati che fanno carriera… e, purtroppo, questo è ciò che risponde la gente comune…
Dovete vedere quello che succede a Messina!!! Visitate Scienze della Formazione! Non ci sono parole!