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Gli atenei di Trieste e Udine contro il blocco delle assunzioni

da | Mar 2011 | News | 0 commenti

Il blocco delle assunzioni mette in difficoltà gli atenei friulani, che chiedono un incontro urgente al ministro dell’Università Mariastella Gelmini. I rettori degli atenei di Trieste e Udine, Francesco Peroni e Cristiana Compagno, hanno lanciato l’appello nel corso di una conferenza stampa convocata per scongiurare che venga bloccato il turn over di professori, ricercatori e dipendenti amministrativi.

Il blocco scatta – e nel 2011 è avvenuto per sedici atenei italiani – quando la spesa stipendiale supera il 90% del Fondo di finanziamento ordinario attribuito dallo Stato. Il rettore Peroni ha sottolineato come la legge voluta dal ministro dell’Istruzione nel 2009 in questo modo impedisce le assunzioni un un’intera regione, dal momento che Udine e Trieste rappresentano l’intero sistema universitario del Friuli Venezia Giulia.

Anche per Compagno il blocco non tiene conto dell’impegno profuso nella riorganizzazione dell’ateneo e dei risultati ottenuti dalla ricerca e dalla didattica. I rettori hanno tirato in ballo anche l’impegno della Regione e del suo presidente Renzo Tondo, che hanno invitato a partecipare all’incontro con il ministro Gelmini, perché – spiegano – se vengono penalizzati i due atenei ne risente l’intero sistema socio-economico regionale e non solo docenti o studenti.

Il blocco dei nuovi assunti è quasi sempre dovuto alle normali dinamiche di adeguamento salariale in base ai contratti nazionali dei dipendenti. Oltre alle due università friulane il problema riguarda tra gli altri Modena e Reggio Emilia, Roma Tor Vergata, Bari, Foggia, Reggio Calabria. La situazione critica riguarda quest’anno circa il doppio delle università colpite lo scorso anno, questo alla luce del mancato inserimento dei cosiddetti sconti nel decreto milleproroghe.

In base a questi ultimi, infatti, durante gli anni scorsi i costi del personale convenzionato con il sistema sanitario venivano calcolati soltanto per i due terzi, mentre quest’anno sono conteggiati per il 100 per cento, senza tener conto del contributo dato da questi dipendenti alla tutela della salute pubblica.

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