Tutti pazzi per il college: una buona formazione universitaria sembra tutto nella vita per il rampollo di una famiglia americana che voglia chiamarsi rispettabile. E d’altra parte proprio negli States abbiamo la maggiore concentrazione delle università più stimate del mondo, a cominciare dai “superbrand” Harvard, Berkeley e Stanford. Quello di piazzare i propri figli in un college di buon livello sembra dunque il vero cruccio di mamma e papà.
Entrarci però non è affatto facile, ed ecco che scatta – già dall’asilo – la corsa al college, che vede i genitori schierati in prima linea: mamme che denunciano la scuola materna per non aver preparato a sufficienza la propria bambina o che tempestano di telefonate gli atenei per sapere in anticipo se il figlio ha passato l’esame di ammissione; intere famiglie in “gita” per scegliere l’università.
A raccontare la folle primavera delle famiglie “bene” americane è il giornalista Andrew Ferguson nel saggio “Crazy U”, che narra le sue tragicomiche peripezie di padre a caccia di un buon college per il figlio. Un’odissea familiare tutta americana, raccontata con ironia e sarcasmo, che esordisce con la partecipazione a un incontro tra un “consulente” scolastico e un gruppo di tiratissime madri statunitensi.
L’esilarante analisi di Ferguson mette alla berlina il percorso a ostacoli per l’agognata ammissione all’università, in cui a spuntarla sono di solito gli studenti più estroversi in grado di “vendersi” meglio, ma allo stesso tempo il volume traccia un ritratto sociologico impietoso delle manie di genitori fin troppo presenti, precipitati nel girone infernale della consulenza scolastica. Nonostante l’aumento delle tasse, davvero stellari in alcune un’università private di eccellenza, il numero delle domande di ammissione non accenna a calare, a dispetto delle previsioni. Piazzare il figlio in un campus dell’Ivy League è una questione di prestigio. Irrinunciabile.