Donne all’Università: sono tante, sono brave, ma poche arrivano a ricoprire incarichi di potere. Sul fronte delle pari opportunità il mondo accademico è lo specchio perfetto del sistema Italia, dunque perché non introdurre le quote rosa anche nella governance degli atenei? L’appello viene da Maria Chiara Carrozza (nella foto), direttrice della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, che si rivolge direttamente ai due candidati alla presidenza della Conferenza dei rettori (Crui) e tutti gli altri rettori d’Italia, per caldeggiare l’introduzione del vincolo del 30 per cento di donne sulle “poltrone” accademiche.
La proposta si pone l’obiettivo di aumentare la partecipazione femminile in Senato e Cda degli atenei italiani, ed è significativo che arrivi proprio dalla direttrice della scuola pisana, che fa parte della sparuta avanguardia “rosa” della Crui. Sugli 81 rettori che fanno parte della Conferenza solo 5 sono donne.
Nel suo appello infatti Maria Chiara Carrozza sottolinea come, ora come ora ”l’equilibrio di genere nella composizione degli Organi di governo delle Università non è minimamente rispettato e la presenza del genere femminile è nettamente minoritaria”. Le elezioni imminenti elezioni per il vertice della Crui rappresentano dunque ”una opportunità anche per affrontare questo tema delicato, apparentemente dimenticato nei nostri dibattiti, ma che merita invece di essere preso in considerazione”.
Il riferimento è alla legge recentemente approvata in Senato che prevede una quota riservata alle donne nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa. Un motivo in più, secondo la direttrice della Sant’Anna per riflettere sul tema anche in ambito accademico, dove le donne, seppur presenti in maniera massiccia non sono equamente rappresentate negli organi di governance. ”Se al momento non è in vigore una legge che ci obblighi in tal senso – conclude Maria Chiara Carrozza – sarebbe comunque opportuno che la Crui si esprimesse su questo tema, prendendo posizione su una linea guida per la composizione degli organi, per incrementare la presenza femminile fino ad arrivare a una quota del 30 per cento”.