È iniziato con un blitz di protesta contro il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini il convegno organizzato oggi a Bologna dall’Università e da Almalaurea. I 15 studenti protagonisti della contestazione indossavano mascherine bianche e hanno srotolato uno striscione che riportava la frase “Fuori la Gelmini dall’università. Non capitale umano, ma bisogni e desideri”.
La contestazione ha bloccato uno degli accessi all’aula magna facendo slittare l’inizio dei lavori. Entrati nell’aula hanno poi srotolato lo striscione davanti al tavolo dei relatori e una volta usciti la conferenza ha avuto inizio. Il tema del convegno internazionale organizzato presso l’ateneo bolognese era “Capitale umano e occupazione nell’area europea e mediterranea”. L’evento è stata l’occasione per approfondire i risultati del XIII Rapporto Almalaurea, che ha evidenziato il forte aumento di laureati disoccupati, l’alto tasso di precari tra gli occupati e gli stipendi medi in calo.
Al convegno ha inviato il suo messaggio il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha invitato tutti gli attori coinvolti a innalzare gli standard formativi e valorizzare i talenti. Ma soprattutto il capo dello Stato ha tenuto a invitare nuovamente le istituzioni a prestare ascolto alle istanze che provengono dal mondo giovanile e a “fornire risposte concrete a generazioni di studenti che troppo spesso vedono ostacolato il percorso di crescita personale e professionale e vanificate la fiducia e la speranza che hanno motivato il loro impegno nello studio e nella ricerca”.
Proprio al problema dell’ascensore sociale bloccato ha dedicato un intero capitolo il Rapporto redatto da Almalaurea, che descrive un quadro in cui, facendo riferimento a studenti provenienti da famiglie borghesi, i figli finiscono spesso per fare lo stesso lavoro dei padri laureandosi soprattutto in Medicina (per il 9 per cento contro il 3 dei figli di genitori operai) e Giurisprudenza (15 per cento contro 11).
A cinque anni dalla laurea, poi, gli studenti di estrazione borghese mostrano un tasso di occupazione lievemente più alto degli studenti di famiglia operaia (83 contro 80 per cento), il tipo di lavoro trovato è caratterizzato da maggiore stabilità (73 contro 69) e sono di più i borghesi con lavoro autonomo (30 contro 17). E come se non bastasse i laureati “borghesi” dopo cinque anni guadagnano in media 1.404 euro netti contro 1.249 dei colleghi di famiglie operaie. Facile quindi comprendere perché anche il loro tasso di soddisfazione risulti più elevato.