I vertici dell’istruzione superiore dei paesi africani durante l’ultimo meeting in Ghana si sono trovati d’accordo sulla necessità di intraprendere un piano per aumentare le possibilità di impiego per i neolaureati e sostenere gli studenti nei loro tentativi di accesso al mondo del lavoro. I 150 delegati provenienti da 14 Paesi africani hanno prodotto un progetto in 10 punti volto a garantire l’assorbimento da parte dell’industria africana del crescente numero di laureati.
I delegati hanno inoltre concordato che le università devono seguire gli studenti
dopo la laurea, e da parte loro gli studenti sono stati chiamati a sviluppare e adeguare le loro competenze durante il corso gli studi per adattarsi alle mutevoli esigenze dell’industria.
Il piano, che è ancora in fase di modifica, dovrebbe essere ultimato e diffuso nelle prossime settimane, quando tutte le università dovranno adottare strategie chiare per integrare le esigenze di occupazione dei laureati e lo sviluppo delle competenze legate all’occupazione in progettazione curricolare.
Le università dovranno anche fornire informazioni chiare e accessibili e consigli per gli studenti proprio per facilitare il loro ingresso nel mondo del lavoro. Mentre i datori di lavoro dovranno designare personale con competenze specifiche per l’assunzione di laureati e per collaborare con le università.
I delegati hanno anche discusso la possibilità di eventuali incentivi per imprenditori che privilegeranno l’assunzione di neolaureati e lo studio e l’approfondimento di questioni legate all’inserimento dei neolaureati nel mondo del lavoro.
Uno dei primi passi sarà quello di aprire in tutti gli atenei africani uffici di job placement. I dirigenti non lo considerano un passo tanto semplice, vista l’organizzazione decisamente obsoleta delle università del continente, ma si sono detti pronti a impegnarsi al massimo per divulgare il nuovo piano e farlo rispettare. Insomma, anche l’Africa sembra pronta ad avviarsi verso un sistema “occidentale”, nonostante molti lo guardino ancora con diffidenza.