A pochi giorni dalla firma dell’accordo tra il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini e il presidente della Regione Stefano Caldoro, la razionalizzazione del sistema universitario campano non tarda a far sentire i propri effetti. E nemmeno le polemiche si fanno attendere. Nell’occhio del ciclone la sede di Nola dell’Università Parthenope, dove è attiva la facoltà di Giurisprudenza, destinata – nel disegno regionale – a chiudere i battenti già dal prossimo anno accademico insieme alle sedi di Torre del Greco e Cava de’ Tirreni dell’Università Federico II e alle tre sedi dell’università Sun di Avellino, Marcianise e Torraca.
Ma nella patria di Giordano Bruno c’è chi annuncia battaglia per impedire il sacrificio del proprio ateneo in nome della “razionalizzazione”. Non ci stanno gli studenti e le associazioni cittadine, non ci stanno il sindaco e le autorità locali. Il primo cittadino di Nola, Geremia Biancardi, ha convocato un tavolo tecnico intorno al quale far sedere sindaci, amministratori e il preside della facoltà di Giurisprudenza di Nola, Federico Alvino.
La chiusura della succursale bruniana della Parthenope, che ha di recente celebrato i primi 10 anni di vita, rappresenterebbe secondo il primo cittadino una grave perdita per la città e il territorio circostante, anche in termini di risorsa strategica per lo sviluppo, oltre che un aggravio per gli studenti e le famiglie. Sarebbero infatti oltre migliaio – ma c’è chi parla di 7.000 frequentanti – gli studenti costretti quotidianamente a spostarsi a Napoli (che dista meno di un’ora di treno) per frequentare le lezioni.
“Non siamo proprio stati chiamati in causa – rivendicano i sindaci dell’area, sulla testata “Il Nolano” – nessuno ha chiesto un nostro parere. Siamo stati messi dinnanzi alla dura realtà senza la minima considerazione”. Mentre gli studenti sono sul piede di guerra, se la prospettiva di chiusura sarà confermata non esiteranno a scendere in piazza.
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