Si chiama UniBoX lo spazio di studio e di ricerca interamente trasparente inaugurato dall’Università di Bologna all’interno di Sala Borsa, una delle più note biblioteche della città universitaria, in pieno centro storico accanto all’Urban Center. Si tratta di un progetto innovativo per il contesto universitario, uno spazio dedicato a studenti, ricercatori e docenti, nato dalla collaborazione tra l’ateneo e l’amministrazione comunale, con un finanziamento della Fondazione del Monte di Bologna.
Si tratta in pratica di quattro box in ferro e vetro – un modello utilizzato in molte grandi aziende, dal tocco moderno – che misurano 6 metri per 3,5 metri, pensati non solo per offrire spazi di “manovra” più ampi alla comunità universitaria, ma anche per consentire una piena visibilità delle attività che gli studenti svolgono all’interno, in una ottica di armonizzazione con la biblioteca della Sala Borsa che li ospita.
Ciascuno spazio sarà inoltre dotato di dispositivi tecnologici a disposizione di studenti e docenti, tra cui un video monitor da utilizzare per presentare le attività in tempo reale alle persone presenti nella sala, il tutto basato sulla trasparenza e sulla collaborazione tra cittadini e mondo accademico. Ii progetti infatti saranno poi resi noti attraverso presentazioni che verranno realizzate in collaborazione con l’Urban Center.
Grande successo per l’iniziativa, che vede già gli spazi tutti prenotati fino all’estate, si tratta di 450 studenti divisi in gruppi per singola facoltà. Nella “scatola” trasparente hanno chiesto di essere presenti finora progetti che graviteranno attorno agli scambi sociali, al contesto urbano, alla neuropsicologia sperimentale e all’immagine moderna della città. Entusiasta dell’iniziativa è soprattutto il rettore dell’Alma Mater Ivano Dionigi, il quale ha sottolineato come “l’università con il suo sapere possa farsi consulente della città”. Dionigi ha proseguito spiegando che l’iniziativa è in continuità “con il percorso iniziato nel 2009 con l’apertura dell’Infopoint a Palazzo d’Accursio con una tappa non solo simbolica ma anche reale”.