Atenei Sud chiedono rappresentanza in Anvur
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Anvur, gli atenei del Sud chiedono rappresentanza

da | Feb 2011 | News | 2 commenti

Gli atenei del Sud continuano a mobilitarsi contro la loro esclusione dalla rappresentanza nell’organismo che sostituirà il Cnvsu e si occuperà di valutare il sistema universitario e della ricerca italiana, l’Anvur. Le critiche alla composizione del nuovo organismo si erano appuntate anche sulla mancata rappresentanza nel collegio delle discipline umanistiche.

L’appello a sostegno del Sud escluso è stato lanciato dal rettore dell’Università di Bari Corrado Petrocelli, che ha chiesto l’adesione dei colleghi dei 28 atenei del Mezzogiorno su un documento che contesta la decisione del consiglio dei ministri, che il 21 gennaio ha reso noto un elenco di esperti che comporranno il consiglio direttivo dell’Agenzia per la valutazione senza ricomprendervi rappresentanti del mondo accademico meridionale.

Sconcerto, incredulità e insofferenza sono i sentimenti espressi dai rettori firmatari nel documento che oggi dovrebbe giungere nelle mani del presidente della Crui, la conferenza dei rettori che il 24 febbraio ha in programma l’assemblea generale. Il rettore dell’ateneo barese chiede infatti che sia la Crui a farsi carico di rappresentare l’istanza delle università a Sud di Roma, proprio perché la ricchezza del sistema universitario italiano “risiede anche nelle diversità e nelle specificità” degli atenei meridionali.

D’altro canto era stato proprio Enrico Decleva, rettore all’Università di Milano e presidente della conferenza dei rettori, a far notare i “difetti” della lista di nomi proposta dall’esecutivo. Un altro documento-appello partito in questi giorni dagli atenei del Mezzogiorno è quello promosso da Roberto Lagalla, rettore dell’Università di Palermo. In questo secondo caso, alla richiesta di una rappresentanza meridionale dell’Anvur, si aggiunge la denuncia del rischi chiusura per molte università meridionali a causa dei tagli ai finanziamenti.

Su questo documento si sono espressi con qualche riserva alcuni rettori, come quelli di Salerno e della Parthenope di Napoli, Raimondo Pasquino e Claudio Quintano che ritengono necessario non parlare di sprechi da parte degli atenei, che a loro dire non ci sono stati, ma piuttosto di razionalizzazione della spesa.

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fro
fro
13 anni fa

Di solito i comuni che ospitano le Università traggono enormi benefici economici dalla loro presenza sul territorio, in termini di affitti,edilizia residenziale, attività commerciali, possibilità di impiego nelle Università,appalti, assenza di spese per i residenti a far studiare i propri figli.Sarebbe giusto che i comuni ospitanti le Università si facessero carico della manutenzione, costruzionne e gestione delle strutture e degli spazi universitari come fanno per le scuole medie sgravando da questi costi le Università.

Enrico
Enrico
13 anni fa

Di sicuro gli enti locali potrebbero contribuire e credo già lo facciano, ma questo non esime il governo dal provvedere ai finanziamenti. Non credi Fro? Di certo non potranno essere i Comuni (già senza fondi dopo l’abolizione dell’Ici) a far risalire l’Italia dagli ultimi posti tra i Paesi Ocse nella percentuale di finanziamenti rispetto al Pil