“Il connubio tra impresa e ricerca? Rende più competitivo il Paese”, ha fatto sapere il ministro dell’università Mariastella Gelmini nelle sue ultime dichiarazioni di oggi in una intervista radiofonica, replicando ai commenti negativi sulla cosiddetta “privatizzazione” dell’università.
“Non è uno scandalo aprire l’università ai privati, in nessuna parte del mondo”, ha così ribadito il ministro, riferendosi alla presenza, prevista dalla riforma, di soggetti privati all’interno del Consiglio di Amministrazione degli atenei, sottolineando che “un numero limitato di esponenti provenienti da altri mondi è un beneficio per tutti”, richiamando soprattutto a ciò che questo comporta per lo sviluppo della ricerca.
Tra le intenzioni del Governo, ha spiegato il Ministro, non vi sarebbe in nessun modo la volontà di modificare lo status pubblico dell’istruzione universitaria, ma giungere a una collaborazione con il mondo privato per “puntare sull’efficienza e soprattutto per un ricambio generazionale.
Il ministro si è poi focalizzato sul ruolo della meritocrazia, aggiungendo che si tratta “dell’unico modo per rendere il nostro Paese veramente egualitario e per dare pari opportunità”, parlando dell’Italia come un Paese che soffre di più le “rendite di posizione, di privilegi, di sprechi a cui chi ne ha beneficiato non intende rinunciare. Però l’interesse dei giovani sta da un’altra parte”.
“Lei può essere d’accordo con un’università in cui uno rimane rettore per 20, 25 anni? Io penso che sia un’incrostazione del sistema che non produce merito, non produce opportunità per i giovani, ma solo clientele, privilegi per pochi”, ha concluso il ministro.