Il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri ostenta sicurezza: il governo otterrà la fiducia in entrambi i rami del Parlamento “e prima di Natale regaleremo al Paese l’approvazione della riforma dell’università”. Durante la manifestazione del Popolo delle libertà a Roma, l’ex esponente di An ha anche ironizzato su studenti e precari che hanno protestato in queste settimane contro il ddl Gelmini. “Come si dice a Roma mandiamoli per tetti” ha detto.
Ma a due giorni dal voto di fiducia, cui è legata la calendarizzazione dell’esame del provvedimento a Palazzo Madama, gli studenti annunciano nuove proteste nella Capitale che vanno ad aggiungersi a quelle disseminate in tutte le città universitarie negli ultimi giorni. Martedì 14 dicembre da tutta Italia sono attesi pullman e treni che porteranno studenti, ricercatori e docenti contrari alla riforma davanti al Parlamento. “Non vogliamo più veder distruggere il nostro Paese da questo governo” spiegano in una nota gli Studenti di sinistra.
Proprio sui rischi legati allo slittamento del voto sul ddl a dopo la fiducia si era espresso con preoccupazione il presidente della Conferenza dei rettori (Crui) Enrico Decleva. “Si corre il serio rischio – ha spiegato Decleva, che aveva già dichiarato il suo apprezzamento per il provvedimento uscito dal voto alla Camera – che la legge approvata dai due rami del Parlamento non venga mai emanata”. Per il presidente della Crui, se venisse meno il via libera definitivo al Senato i primi a farne le spese sarebbero coloro i quali aspirano a un lavoro più stabile negli atenei. Il riferimento è innanzitutto ai 1.500 posti di professore associato da destinare annualmente ai ricercatori abilitati.
Dal canto suo, il ministro dell’Università Mariastella Gelmini ha annunciato durante un incontro con il Coordinamento nazionale ricercatori universitari (Cnru) che subito dopo il via libera definitivo alla riforma metterà mano ai decreti attuativi, a partire da quelli indispensabili per avviare le nuove procedure di abilitazione nazionale. Come richiesto dal Cnru, il ministro interverrà al Senato per chiarire che i ricercatori, ai sensi del ddl, possono entrare a far parte del Senato accademico.
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