Le proteste nel Regno Unito, sfociate nelle scorse settimane in atti di violenza e nell’arresto di 153 universitari, hanno incrinato la linea dura dell’esecutivo guidato da David Cameron, almeno per quanto riguarda il trattamento riservato agli studenti più poveri. Il ministro con delega all’Università e alla Scienza, David Willetts, ha dichiarato che circa 20.000 studenti, quelli che già sono esentati dal pagamento della mensa, potrebbero essere esonerati dal pagamento della retta annuale per uno o due anni, grazie a una modifica alle nuove norme in via di approvazione.
L’apertura del governo Tory-Libdem non è giudicata sufficiente né dall’opposizione laburista – il capo dei New Labour Ed Miliband ha parlato di “vandalismo culturale” – né dai rappresentanti delle associazioni studentesche. Per Aaron Porte, presidente dell’Unione nazionale degli studenti, l’annuncio del ministro Willetts non contiene azioni che abbiano un impatto effettivamente rilevante e quindi la contestazione studentesca al provvedimento proseguirà.
Gli studenti britannici infatti sono più volte scesi in piazza per manifestare contro la decisione, al vaglio del Parlamento giovedì 9 dicembre, di aumentare le rette a 6.000 e in alcuni casi a 9.000 sterline, contro le 3.000 attuali. Il governo aveva già spiegato nei mesi scorsi che la scelta di aumentare le tasse universitarie, più che nell’ottica dei tagli alla spesa pubblica, sarebbe servita a ridurre il peso della retta per gli studenti stranieri, che pagano molto più di quelli inglesi.
Ma il drastico aumento ha fatto storcere il naso anche agli alleati “liberal” di Cameron, tanto che il ministro liberaldemocratico del Commercio, Vince Glove, ha minacciato di votare contro il provvedimento. Proprio in previsione dell’esame in Aula della proposta, gli studenti hanno annunciato un’altra grande mobilitazione per mercoledì 8 dicembre, con una manifestazione a Londra per chiedere il ritiro del provvedimento che introdurrebbe l’aumento delle rette.
Gli studenti dell’Unione nazionale hanno anche annunciato una giornata di lobbying per il 9 dicembre, durante le operazioni di voto. L’intenzione è di fare pressione per ottenere quanti più voti contrari, soprattutto dai deputati liberaldemocratici che prima delle elezioni avevano sottoscritto un impegno individuale a votare contro ogni aumento qualora fossero stati eletti in Parlamento.
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