Ad affiancare il governo, la Confindustria, le assemblee di ricercatori in protesta quali parti dei due
muri in opposizione sull’approvazione del ddl di
riforma dell’Università, ci sono proprio i principali destinatari della didattica e della riforma stessa, ovvero gli
studenti, che dagli spalti di differenti parti politiche chiedono ciascuno il rispetto dei propri
diritti.
Mentre sul ddl prosegue la
tensione sulla discussione in aula, slittata al 14 ottobre, le
associazioni di studenti sono in grande fermento per ribadire la loro posizione sulla riforma, la possibilità e l’auspicio di una imminente approvazione e soprattutto sullo slittamento della didattica a causa dei blocchi e delle proteste di docenti e ricercatori.
“Le lezioni sono un diritto, bloccarle è un delitto” sostiene
Azione Universitaria, che incoraggia senza mezzi termini tutti gli studenti a non pagare le tasse in tutti quei casi, ovvero la maggior parte, in cui non si possa usufruire di quello che è un proprio diritto, ovvero il regolare svolgimento delle lezioni, puntando inoltre il dito contro i ricercatori, colpevoli secondo il portavoce Andrea Volpi, “di essersi prestati al Barone di turno che li sfruttava per sostituirlo a lezione ed a ricevimento”.
Su una linea analoga c’è Pietro De Leo, portavoce Nazionale di
Studenti per le Libertà, movimento universitario dei giovani del Pdl, che affiancandosi a quanto richiesto dal Presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, si augura che la
riforma approdi presto alla Camera e venga approvata, perché “soltanto con una governance più efficiente, e con una più oculata gestione delle risorse e dei progetti formativi, infatti, le imprese troveranno interesse e stimolo ad investire nella ricerca Cosa che, finora, con un sistema ingessato e in balia dei privilegi baronali, in Italia e’ sempre mancata”.
Chi parla di blitz antidemocratico e di bluff è invece Michele Grimaldi, responsabile saperi
Giovani Pd, a proposito della notizia di un eventuale abbreviazione dei tempi del ddl alla Camera e la sua discussione in Aula, e sottolineando che ”studenti e ricercatori non sono forze conservatrici, chiediamo una riforma con risorse vere. Non una sommatoria di tagli”, annunciando per il prossimo 14 ottobre la mobilitazione in piazza Montecitorio.