Frequentare l’università in Italia è troppo costoso, soprattutto al Nord. Lo dice il Rapporto Federconsumatori sulle tasse universitarie 2015, che analizza la spesa sostenuta dagli studenti italiani per il sesto anno consecutivo. Ciò che emerge dal report è che la spesa media in I fascia ammonta a 530,93 euro, cifra che non si discosta in maniera significativa da quella rilevata l’anno scorso.
Dall’analisi dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori (ONF) emerge che il livello di contribuzione richiesto a chi rientra nelle fasce più basse – I, II e III fascia – è leggermente calato. Tale diminuzione è, tuttavia, compensata dal pur lieve aumento registrato per le due fasce più alte (IV e V), che hanno registrato un incremento medio rispettivamente dello 0,44 e del 2,42 per cento. Per chi rientra nella fascia massima la media delle tasse annuali ammonta a 2.246,50 euro.
Dal Rapporto Federconsumatori sulle tasse universitarie 2015 arriva poi un’altra conferma: studiare al Nord è più costoso. Negli atenei settentrionali le rette richieste per la I fascia sono del 16,79 per cento superiori rispetto a quelle richieste dalle università del Sud e superano del 15,47 per cento la media nazionale.
Secondo il Rapporto Federconsumatori sulle tasse universitarie 2015, ancora una volta l’ateneo più caro è l’Università di Parma che, nonostante una lievissima diminuzione (-0,35 per cento) rispetto al 2014, continua a richiedere gli importi più elevati: 852,50 euro per i corsi di laurea scientifici e 736,68 euro per quelli umanistici (i dati si riferiscono alla I fascia). La Statale di Milano è nuovamente il secondo ateneo più care, con contributi in I fascia che ammontano a 711 euro per i corsi umanistici e 788 euro per quelli scientifici.
Il Rapporto Federconsumatori sulle tasse universitarie 2015 sottolinea come gli importi rilevati siano “insostenibili per le famiglie, specialmente vista la profonda caduta del potere di acquisto di queste ultime, diminuito di oltre il -13,4 per cento dal 2008 ad oggi”. E, prosegue il report, “fa ancora più rabbia pensare a come il pagamento di tali importi sia estremamente squilibrato a causa del grave fenomeno dell’evasione fiscale, purtroppo ancora largamente diffuso nel nostro Paese nonostante il nuovo Isee“.