Abolire il valore legale della laurea come presupposto per una “concorrenza virtuosa” tra gli atenei. Il dibattito sull’abolizione del valore legale del diploma stavolta riparte dal deputato del Pdl Fabio Garagnani le cui dichiarazioni compaiono su Repubblica di ieri, e che ha appena lanciato una proposta di legge a proposito. Al centro della questione, ancora una volta il livellamento del valore del percorso di studi indipendentemente dall’ateneo in cui si è svolto. Una cosa che piace poco ai sostenitori della logica dei ranking universitari.
Il valore legale della laurea, spiega Garagnani “sancisce un’uguaglianza che però non è sostanziale”. Questo perché per partecipare a un concorso, per esempio, in cui è richiesta la laurea non viene dato il giusto valore ai diplomi conseguiti negli atenei migliori. Come a dire che esistono lauree di serie A e lauree di serie B, non solo tra ambiti disciplinari diversi, ma anche nello stesso settore disciplinare.
Il valore legale invece, spiega ancora il deputato del Pdl, trasforma la laurea in un “pezzo di carta” e rende ingiustificata la scelta di un ateneo piuttosto che un altro. Un fenomeno che ricadrebbe negativamente su studenti e famiglie, soprattutto per i giovani che cercheranno lavoro nel settore privato dove le classifiche internazionali degli atenei sono considerate un valore fondamentale e l‘ateneo di provenienza fa la differenza nelle selezioni. Per questo, la proposta di legge di Garagnani riguarda l’abolizione del valore legale. In questo modo, spiega il deputato, si darebbe nuova vita alla competizione tra le università.
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Si parla tanto di meritocrazia, tutti ne parlano, allora iniziamo a fare le cose sul serio, io sono d’accordo.
E’ giusto abolire il valore legale, le università, i professori non sono tutti uguali.
Anche la stessa materia fatta con professori diversi non è la stessa cosa.
Aboliamo il valore legale della laurea se vogliamo iniziare a parlare di merito. Altrimenti di che meritocrazia si parla?
Mi risulta che nei paesi (Usa, Inghilterra) dove non c’ è il riconoscimento legale delle lauree esista l’accreditamento. E cos’è questo se non una sorta di riconoscimento? Mi risulta,inoltre, che molte università negli Stati Uniti abbiano chiesto ed ottenuto l’accreditamento proprio per garantire la serietà dei propri piani di studio. Garanzia che dà il riconoscimento legale in Italia. Che poi ci siano università che non funzionano a dovere, questo è un altro discorso. In questo caso occorrono seri controlli e il coraggio di far chiudere gli atenei che sprecano il denaro pubblico.
Come al solito in altre testate ci si perde in critiche sterili. Il fulcro della questione e’ la funzionalita’ del titolo di studio (piu’ che l’aspetto legato al lato vocazionale).
Secondo me il riconoscimento deve essere equo. Le questioni cardine sono legate alla governance delle universita’ “standard” ed a come quelle telematiche vengono inserite in questo schema di monitoraggio.
Da persona che si occupa selezione del personale, saro’ poi io a fare una graduatoria di scrematura iniziale che comprendera’ anche una voce Universita di provenienza.
Mah… mi sembra sempre tutto cosi’ difficile in Italia
E magari ci vorrebbe anche il coraggio di far chiudere le unv private che vendono le lauree, o quelle no?
Se vendono le lauree le università private è proprio per il fatto che con il valore legale devono essere riconosciute uguali alle altre.
Se fossi un imprenditore farei io una valutazione mettendo sotto prova per un periodo il laureato.
Pubblica o privata conta quello che si conosce.E’ vero invece il contrario: siccome si dice che la pubblica è più difficile, che non si comprano gli esami (la cronaca ci dice il contrario) allora tutti a credere che laurearsi alla pubblica col massimo significa essere bravi.
Falso è quanto di più falso possa esistere. Ti mettono nel piatto il cibo che vogliono farti mangiare e ti nascondono piatti che potrebbero essere migliori e molto più gustosi, questo fa il sistema attuale delle università pubbliche, non so quale forza occulta ha voluto che si facesse questo, ma le università pubbliche funzionano così, scremano a loro piacimento.
Bisogna creare una alternativa all’ università pubblica.
i controlli devono essere indirizzati soprattutto verso la qualità della didattica. Se ci sono università private che vendono le lauree, è giusto che si intervenga con fermezza. Ma con altrettanta fermezza bisogna intervenire per garantire il diritto allo studio, che, secondo il mio parere, verrebbe ulteriormente compromesso con l’abolizione del valore legale del titolo di studio ( sembra però che il governo non abbia piu’ intenzione di farlo). Ci sarebbero università di serie a e di serie b.