Pochi giorni fa a Bologna Umberto eco aveva usato il termine “barbarie” per definire i pesanti tagli all’istruzione e in particolare alle discipline umanistiche. Ora, dalla stessa sede, le celebrazioni del 23esimo anniversario della Magna Charta Universitatum, nell’aula Magna di Santa Lucia, è l’ex presidente del consiglio Romano Prodi a criticare le decisioni di breve periodo che mortificano investimenti importanti come quello sull’università, che per definizione è un investimento di lungo periodo.
Nel suo discorso in inglese al cospetto dei rappresentanti dei 752 atenei che hanno sottoscritto la Charta che contiene i principi ispiratori dell’attività accademica, l’ex capo del governo italiano e presidente della Commissione europea punta il dito contro la reazione dei governi europei di fronte alla crisi economica.
“Sempre di più si preferisce tagliare i pilastri di una società futura per pareggiare i conti oggi” spiega, snocciolando i dati sulla disoccupazione dei giovani per sottolineare come questo atteggiamento deprima la possibilità di trasmettere loro la necessaria “speranza nel futuro”, dal momento che rischia di venir meno anche il legame tra la scelta di ultimare gli studi universitari e la garanzia di un più elevato tasso di occupazione.
Anche per Romano Prodi, insomma, tagliare i fondi per la ricerca e l’università significa tagliare le gambe alle giovani generazioni e al destino del Vecchio continente, i cui ministri delle Finanze hanno bloccato iniziative importanti come l’Erasmus e la nascita di un’università mediterranea.
L’ex premier e docente universitario stigmatizza quest’atteggiamento diffuso ormai nei Paesi occidentali e riconosce invece alle cosiddette economie emergenti di aver compreso quanto sia importante puntare sull’università investendo ingenti quantità di denaro.