Continuano le proteste studentesche in Colombia contro la privatizzazione del sistema universitario. È di pochi giorni fa un comunicato stampa della “Mesa Amplia Nacional Estudiantil” (Tavola Allargata Nazionale Studentesca), in sigla Mane, dove l’associazione nazionale degli studenti dichiara che interromperà le manifestazioni di protesta se il governo accetterà tre condizioni poste dal mondo studentesco.
La prima è che venga definitivamente e formalmente ritirata la riforma della legge per l’istruzione superiore, la cosiddetta “ley 30”. La seconda è che il governo non presenti nuovamente il progetto di legge prima di gennaio 2012 senza che sia stato discusso con gli studenti. La terza che vengano smilitarizzate quelle università che, da quando è iniziata la protesta nazionale, si trovano sotto la protezione delle forze dell’ordine.
La Mane è stata convocata d’urgenza a Bogotà dopo che il ministro degli Interni, Germán Vargas, aveva lasciato intendere che ci sarebbe stata un’accelerazione al disegno di legge. Sono sessanta gli istituti universitari che hanno partecipato all’incontro.
Gli studenti si aspettano che a breve il presidente della Colombia, Juan Manuel Santos, ritiri la legge. Inoltre chiedono la liberazione degli studenti trattenuti dalle forze dell’ordine e che queste si ritirino dai campus. Il passo successivo sarà concordare con il governo una legge per un’istruzione superiore più democratica. La protesta prosegue già da quattro settimane, cosa che ha spinto il presidente Santos a impegnarsi a ritirare la riforma alla “ley 30”. Lo sciopero, iniziato il 12 ottobre, ha già paralizzato le attività di ben 32 università pubbliche.
Per dimostrare l’intento pacifico della protesta e di non fomentare violenze, gli studenti hanno adottato strategie di non violenza nei confronti delle forze dell’ordine. Tante le foto diffuse sui social network (queste sono prese dalla Community di Facebook Spanish Revolution) che ritraggono gli studenti colombiani mentre abbracciano, baciano o difendono la polizia da eventuali attacchi.
Il presidente Santos ha risposto dal suo account Twitter che gli studenti devono cessare immediatamente lo sciopero nazionale e ritornare sui banchi delle università. Ma la Mane ha confermato che cesserà la protesta solo quando la legge verrà accolta dal potere legislativo, l’unico che può avallare tramite votazione la richiesta di ritiro fatta dal presidente del Congresso.
Pesanti le dichiarazioni del vicepresidente Francisco Santos Calderón, che non ha gradito la linea, a suo dire troppo morbida, adottata dal presidente Santos. Il politico ha suggerito nel suo videoblog di fermare gli studenti con i “taser”, gli sfollagente elettrici.